MA IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU di Rino Gaetano
Rino Gaetano è venuto a mancare nel 1981, all’età di 31 anni per un incidente stradale, ma in quei pochi anni di attività ha fatto sentire la sua voce, la sua rabbia e la sua indignazione, rifuggendo ogni genere di etichetta e di convenzione, di schieramento politico. Era un uomo libero e cantava le sue canzoni liberamente, sinceramente, insomma un artista coraggioso e con i sì detti attributi.
Non fu per questo visto di buon occhio, le sue canzoni non ebbero il successo meritato fin dopo la sua morte, finché non prese piede nelle nuove generazioni ribelli e indipendenti come lui, che lo hanno preso come modello per esprimere se stessi e le proprie idee, nei confronti di una società opprimente e fin troppo convenzionale. Ma il cielo è sempre più blu è molto simbolica in tal senso, perché elenca una serie di catene e di disagi sociali che non vanno a mutare con le epoche, ed è per questa ragione che è ancora considerata attualissima.
Pubblicata nel 1975, ha un ritornello tuttora canticchiato perché genera buonumore e positività, anche se di fondo le parole del testo hanno una vena satirica nei confronti della società. Infatti, un paio di versi furono inizialmente censurati, quando uscì all’epoca, nella sua versione originale che durava più di 8 minuti, e che nel 45 giri fu divisa a metà, nel lato A e lato B, con Parte I e Parte II.
Rino Gaetano era “maestro d’ironia”, così come lo definirono in molti, e Ma il cielo è sempre più blu è un pezzo ironico per eccellenza, perché a parte il senso pungente che va a toccare la società nei suoi aspetti più cupi, dà anche una salace panoramica di tutte le azioni ed occupazioni umane, sotto forma di elenco stilato alla rinfusa, senza logica e apparente concatenamento. Un testo nel complesso semplice, diremo elementare, eppure presenta una profondità che difficilmente aveva pari, in tema sociale.
La cover di Giusy Ferreri vinse il Disco D’Oro in Italia, nel 2009, ma lei stessa ha dichiarato che non è stato affatto facile reinterpretare questo classico della Musica Italiana, nel sarcasmo che doveva filtrare e nel timbro di voce, quella rabbia controllata ma energica che emergeva dalle strofe di questo pezzo ormai diventato storico.
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