CARISSIMO PINOCCHIO ★ Lettera a Pinocchio dello Zecchino d’Oro
Lettera a Pinocchio fu scritta da Mario Panzeri e divenne la canzone ufficiale della prima edizione dello Zecchino d’Oro, manifestazione canora internazionale tutta dedicata ai bambini, una sorta di Festival di Sanremo riservato ai più piccini. La canzone, così come il nome della manifestazione, nacquero come conseguenza all’idea di Cino Tortorella, creatore della manifestazione, che inizialmente si travestiva da mago, il Mago Zurlì, ed era già protagonista di una trasmissione per ragazzi, “Zurlì, il mago del giovedì”.
In questa prima edizione dello Zecchino d’Oro (1959), Cino Tortorella incentrò la trasmissione su momenti significativi della favola di Pinocchio, fino al punto in cui compare l’albero degli zecchini d’oro, da cui appunto venne il nome della manifestazione, la quale prese il nome definitivo di Zecchino d’Oro. La canzone fu dedicata al burattino di legno e la composizione affidata a Panzeri, uno dei migliori e più acclamati autori italiani dell’epoca.
Lettera a Pinocchio, meglio conosciuta come Carissimo Pinocchio, fu originariamente cantata da un coro formato esclusivamente da bambini che successivamente si chiamò il Piccolo Coro dell’Antoniano, dato che la trasmissione prese definitivamente sede a Bologna (dopo il format alla Triennale di Milano), in collaborazione con i frati dell’Antoniano. In seguito, la canzone fu interpretata da Johnny Dorelli nel 1961, diventando il suo maggiore successo discografico.
Negli anni, la canzone si è poi trasformata in una ninna nanna da cantare ai bambini, entrando nella cultura popolare italiana, poiché si ha proprio l’idea di entrare nella favola, in un mondo di favole, garantendo così sogni lieti ai bimbi. Infatti, talvolta sostituiva perfino la classica lettura delle favole, prima di andare a dormire, un rito che una volta era pressoché tassativo, al contrario di oggi in cui le favole non vengono lette, essendoci le fiabe sonore, e le ninna nanne non vengono personalmente cantate, bensì riprodotte attraverso i dispositivi analogici e digitali.
Pinocchio in questo senso è diventato un simbolo, anche grazie alla canzone, di tutte quelle favole che si raccontavano ai bimbi, simbolo dei giorni più lieti, in cui si credeva ancora alle favole e ai personaggi che le arricchivano. Davvero un peccato che questa consuetudine abbia perso piede, perché anche da adulti non fa male credere alle favole, pur con un pizzico di realismo, ma non bisogna mai smettere di sperare che possano esistere anche per noi.
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