
SLAVE TO LOVE di Bryan Ferry ★ Film: 9 SETTIMANE e 1/2 (1986)

★ Colonna Sonora ★
Colonna sonora ma non ufficiale del film “9 settimane e 1/2”, Slave to love fu pubblicata nel 1985 e fu un successo mondiale. Il pezzo più rappresentativo del film fu però il brano You can leave your hat on, una cover reinterpretata da Joe Cocker nel 1986, anno d’uscita del film.
Sicuramente fu maggiormente simbolico perché, come nel film, il protagonista della canzone invita la sua donna a spogliarsi completamente, dicendole alla fine di poter tenere il cappello. Si associa alla perfezione alla tematica del film, ma anche Slave to love, ovvero schiavo dell’amore, in quanto la coprotagonista, Kim Basinger, diventa pressoché schiava di quest’uomo, interpretato da Mickey Rourke, che le fa commettere ogni genere di pazzia.
Il film parla di una storia d’amore che dura esattamente nove settimane e mezzo, in cui avviene ogni sorta di eccesso, fantasie al limite, tuttavia l’intensità del rapporto e proprio il non conoscere limite, che dunque porta inevitabilmente alla follia, nonché alla degenerazione, fa sì che la relazione non possa durare più di un tot. Lei infatti alla fine lo lascia, benché pazza di lui, ma si rende al contempo conto che diventa una scelta, tra lui e se stessa.
All’epoca in cui il film fu pubblicato fece scalpore, per la crudezza delle scene e della storia stessa, però in fondo non è tanto diverso da un “50 sfumature di grigio”, anzi per certi versi era meno esplicito, sebbene fosse basato esclusivamente sull’eros tra due persone, con i relativi annessi e connessi. “9 settimane e 1/2” è diventato un cult movie degli anni ’80, avendo inoltre lanciato i due attori protagonisti, specialmente Kim Basinger, come simbolo sensuale della femminilità.
Slave to love fu inserita nell’album Boys and girls di Bryan Ferry, ed aveva un approccio un po’ più romantico alla storia. Nelle sue strofe sembra proprio rappresentare quelle scene che sono più legate ai momenti di romanticismo tra i due, all’amore filtrante, sebbene ne emerga in continuazione più una passione di fondo, laddove l’’amore diventa un elemento marginale, se non altro rispetto alla passione stessa.


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