FOLLOW THE SIGN di Helloween ★ Film: IL CORVO (1994)
Tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr, “Il Corvo” (1994) è diventato una leggenda, a causa dell’incidente mortale che coinvolse l’attore principale, quando si stavano girando le ultime riprese sul set. Eric Draven, il protagonista del film, o più precisamente Brandon Lee, fu lo sfortunato interprete che rimase accidentalmente ucciso da un colpo di pistola nella scena del tavolo, verso la fine della storia.
La tragedia si consumò per via di una disattenzione dello staff, che senza accorgersene lasciò un frammento di proiettile vero in una delle pistole che invece dovevano essere interamente caricate a salve, per simulare una sparatoria in cui Eric Draven era il bersaglio. Ne bastò uno, solamente uno per colpire Brandon Lee all’addome e sottoporlo ad un intervento durato 12 ore che non gli salvò comunque la vita.
Alcuni artisti si ritirarono dal film, scioccati, non sentendosela di continuare, come l’attrice che interpretava Shelly, la ragazza di Eric, eppure dopo due mesi il film fu ripreso e ultimato, per volere di Eliza Hutton, la fidanzata di Brandon Lee, ma la scena dove egli morì non fu inserita, ovviamente, e fu di nuovo girata con una controfigura. Per poter pubblicare ugualmente il film, il regista Alex Proyas fu costretto a ricorrere a diversi trucchi digitali e varie controfigure, raddoppiandone così i costi (il film arrivò a costare 15 milioni di dollari), tuttavia il successo strepitoso che riscosse coprì abbondantemente l’investimento effettuato, ed anzi incassò in tutto il mondo una cifra pari a 170 milioni di dollari. Seguirono tre film dopo il primo, “Il Corvo 2”, “Il Corvo 3 – Salvation” e “Il Corvo – Preghiera maledetta”, ma nessuno di questi ottenne il medesimo successo.
Eric Draven è diventato una leggenda, difficile da superare, così come Brandon Lee, che per una strana ironia del destino subì la stessa sorte del padre, Bruce Lee, grande attore e cultore delle arti marziali, che divenne un mito per le sue performance e che morì sul set per cause non ancora del tutto chiare. In un primo momento, infatti, si ritenne che la sua morte fosse dovuta ad un edema cerebrale, mentre andando avanti con gli anni uscirono altre teorie, tra cui quella più accreditata che sosteneva che il suo fu puramente uno shock anafilattico fulminante, ovvero una reazione allergica a determinati componenti dei farmaci che usava regolarmente, semplici antidolorifici. E ne intuiamo anche la ragione, viste le acrobazie inumane che eseguiva nei suoi film, di certo non prive di conseguenti dolori fisici.
Quindi stessa location, anche se cause differenti, ma sufficiente a ricoprire la storia di mistero, come se padre e figlio fossero stati colpiti da una maledizione. Alcuni addirittura teorizzano una cospirazione, una strategia di business, proprio per amplificarne il mito e pertanto a scopo meramente commerciale, ma noi non vogliamo assolutamente crederci, anzi invitiamo a non dare credito a queste leggende metropolitane, o alla sciocca convinzione che bisogna dare per forza una motivazione ad un qualsiasi evento, tragico o meno che si verifica. Sono incidenti, e succede anche questo nella vita.
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