CINQUE GIORNI di Michele Zarrillo
Scritta e interpretata da Michele Zarrillo, Cinque giorni fu presentata al Festival di Sanremo nel 1994, ma arrivò soltanto al quinto posto. Ne è stata fatta anche una versione spagnola, nel 1997, dal titolo Cinco dias, la quale fu inclusa nell’omonimo album che fu pubblicato in Spagna e in America Latina, al tempo in cui i pezzi italiani andavano forte, come quelli di Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
A livello popolare, però, ricevette ottimi riscontri, diventando in seguito il brano più rappresentativo del cantante romano che raccolse questa canzone nell’album Come uomo tra gli uomini, anch’esso molto apprezzato e che si aggiudicò un buon posto nelle classifiche. Fu il momento del suo decollo, dal 1972 in cui iniziò la sua carriera che, nei primi vent’anni di attività, ancora non aveva dato i frutti sperati.
Infatti, anche Una rosa blu, che fu presentata a Sanremo nel lontano 1982, divenne celebre soltanto verso la fine degli anni ‘90, e il cantautore la incluse in un album omonimo che riportava tutti i suoi pezzi risalenti al suo esordio come cantante. Cinque giorni fu il numero d’apertura, se così possiamo dire, nonostante il suo carattere piuttosto tragico ma che di sicuro rispecchiava, e rispecchia, la vita di molte persone.
Amore mio come farò, a rassegnarmi a vivere… aiutami a distruggerti. È la struggente invocazione del protagonista, dove l’infinito dolore traspare tutto, dove l’unica cosa da fare è “distruggere” l’oggetto del proprio amore, per poter andare avanti. È una soluzione piuttosto ricorrente, quando il dolore è troppo forte da sopportare, e il più delle volte insieme ad essa vengono distrutti anche i ricordi, quelli belli, così che da una storia d’amore non resta nulla oltre che vuoto, e diviene a sua volta esperienza nulla, come se in quegli anni (o mesi) non si fosse vissuto.
Invece, bisogna prendere tutto da ogni esperienza vissuta, il buono e il cattivo, brutto e bello, perché è così che si cresce, e dunque si trasforma in occasione mancata, se la storia viene sepolta e cancellata per non riceverne dolore. Ma forse Zarrillo non lo sapeva, non lo sa nessuno in quei momenti, quando l’unica esigenza che emerge è quella di sopravvivere.
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